venerdì 10 settembre 2010

Ultima tappa: Vancouver

Stamani con calma (il tempo di fare pure un'ultima lavatrice) abbiamo preso il traghetto da Victoria Swartz Bay a Tsawwassen (sono nomi indiani...) per poi lasciare l'auto dopo che era stata la nostra "casa" per oltre 3300 km all'aereoporto di Vancouver. Il ferry ha fatto una rotta di slalom fra le isole meridionali dello stretto di Georgia sconfinando per un tratto in acque USA: anche questo ferry nonostante i 90 minuti di traversata pareva una nave da crociera con tutti i confort (ristoranti, negozi, sala giochi, spazio per bambini e animali...).


Dall'aereoporto abbiamo raggiunto con un taxi il nostro hotel e, dopo aver preso possesso della stanza, ci siamo diretti verso Stanley Park, il parco più famoso di Vancouver. Parco molto grande, per tutto il suo perimetro circondato da un viale percorribile a piedi, in bicicletta o coi pattini, in una penisola a Nordovest del centro cittadino. Siccome il parco è molto grande e a piedi non saremmo riusciti a fare tutto il giro, abbiamo preferito salire su di un carrozza di tram tirata da due cavalli, così abbiamo potuto vedere la zona dei totem, le belle vedute della città dal parco, il ponte Lions Gate, il pavillon delle rose, tanti scoiattoli che attraversavano la strada e oche che starnazzavano sui prati. E' molto frequentato sia da turisti che da residenti.

Vancouver è una città molto più affollata di Victoria (l'area metropolitana raggiunge quasi i 3 milioni di abitanti) e comunque troppo affollata per le nostre abitudini, ma ci ha dato l'impressione di essere una città vivace e piena di giovani ma non frenetica nè disordinata; sicuramente un po' lontana dai nostri gusti ma comunque una delle città metropolitane più belle sino ad ora da noi visitate. Secondo le statistiche oltre il 50% della popolazione non ha come lingua madre nè il francese nè l'inglese e quindi Vancouver è una città multietnica dove si possono incontrare visi e abbigliamenti di tutte le razze. Per comodità non abbiamo voluto allontanarci troppo dall'albergo e ci siamo fatti attrarre per la cena da un ristorante proprio all'angolo che si chiama "The Edge social grill & lounge" (?), dove abbiamo mangiato davvero bene, ma visto che c'erano molte voci italiane sul menu e che il purè era fatto bene, abbiamo pensato che il cuoco fosse italiano: abbiamo chiesto...ed era francese. Se vi trovate a passare di qua, ve lo consigliamo.

Nessun commento:

Posta un commento