martedì 31 agosto 2010

Fama e fame

Il ristorante dell'albergo, ahinoi, è un ristorante italiano, anzi è, secondo un sondaggio, il miglior ristorante italiano di Kamloops (il che fa pensare ce ne siano altri...) e, per il fatto che siamo comunque stanchi, non abiiamo voluto andare in giro e ci siamo fermati in albergo. Innanzitutto l'interno è tappezzato di manifesti delle saghe che hanno reso celebre l'Italia in America, ovvero foto delle varie versioni e numerazioni de "Il padrino" o "I soprano" e la musica non va oltre un'alternanza di "Torna a Surriento" e "'O sole mio". (ma chi l'ha detto che gli italiani all'estero non sono più considerati "Mafia & mandolino"?)
Poi i piatti... Come si fa anche solo a pensare che le lasagne ai frutti di mare possano essere condite con mozzarella? Insomma i canadesi facciano i canadesi, soprattutto perchè sanno fare da mangiare davvero bene, basta che facciano i loro piatti della tradizione, non quelli che imitano gli stranieri...
Io ho preso un'insalata purtroppo condita con il "parmesan", formaggio di dubbia provenenza, mentre Cinzia si è lanciata su una bruschetta, peraltro decentemente fatta se si escludono cipolle e peperoni in abbondanza che renderebbero la serata sociale un po' difficoltosa a chiunque. Per quanto riguarda il bere, la cosa migliore era l'acqua del rubinetto....

Non sopprimete i traghetti!


Come di prassi, ci siamo svegliati alle 4 del mattino. Tra un sonnecchiare, una visitina in bagno e un frenetico zapping attraverso pubblicità e notiziari sportivi per sapere che tempo faceva, siamo arrivati alle 6.30 quando il ristorante dell'albergo (che segnaleremo all'agenzia di viaggio perchè lo escluda dalla lista dei suoi albergi) apriva pr servire la colazione, che si potevano anche risparmiare (si è capito che non ci è piaciuta?). Siamo usciti alle 6.50 pronti per raggiungere l'higway 1 che ci avrebbe portato, dopo quasi 500 km, a Kamloops ai piedi delle montagne rocciose. Dopo una coda degna del passante di Mestre, abbiamo capito che l'autostrada era chiusa e, prima che uscissimo all'unico svincolo possibile siamo stati pure fermati da un poliziotto che voleva sapere perchè la nostra auto era targata Alberta e dove avevamo passato il confine (ma chi eravamo non era importante...), ma perchè stava chiusa l'autostrada non si era capito. Abbiamo impostato il Tomtom su una strada alternativa e ci ha portato in un bellissimo posticino dove abbiamo finalmente fatto una vera colazione americana e ci sembrava di essere sul set di Happy Days. Davanti al locale stava parcheggiata la macchina di Elvis Presley, dentro c'erano i jukebox piccolini ad ogni singolo tavolino e le pareti erano tappezzate di poster di Marylin, Elvis e James Dean ma il tutto era sovrastato da una statua a dimensione naturale di Elvis col microfono in mano. Il paese, vecchio luogo di ritrovo dei cercatori d'oro sul fiume Fraser, era davvero carino, con un'unica strada con tutti i negozi ben allineati e le casette basse, tutto restaurato come fosse la fine dell'800, compresa la stazione. E qui succede il dramma. Secondo il Tomtom alla fine della strada c'era un traghetto che ci avrebbe fatto attraversare il Fraser: arrivati all'imbarcadero abbiamo trovato tutto chiuso e incatenato e solo un vecchio pescatore che ci ha spiegato "We have no more ferry. now we have a new bridge", ma noi sembrava molto triste della cosa. Non era dato però di sapere dove fosse questo "new bridge": chi ci diceva di girare da una parte, chi ci indicava di percorrere un'altra strada, senza che ci fosse nessuna freccia o nessun cartello; dopo 2 ore di girovagari inutili e una mezza litigata fra di noi, usando parte della spiegazione della benzinaia (che però ci diceva di imboccare la 96 fino a trovare la 201, ma come caspita facevamo se non stavano scritti inumeri da nessuna parte?) e una preziosissima dritta di un trio di anziani che uscivano da un golf club (se mi dici "vai a sinistra e poi gira a destra al semaforo dove all'angolo vedi un negozio di computer" allora si che capisco...) siamo finalmente riusciti a trovare il ponte (mastodontico, ma assolutamente stonato per il tipo di luogo, a dimostrazione che il vecchio pescatore non aveva tutti i torti).Trovata la strada, eravamo però in ritardo sulla tabella di marcia e non siamo potuti andare ad Hell's gate, il luogo dove si faceva la ricerca dell'oro, così ci siamo accontentati di fermarci ad Hope, dove ci siamo riposati un po' e abbiamo fotografato il Fraser e alcune staue di legno scolpite dagli indiani.  Infine, attraverso una comoda e panoramica autostrada, senza però che vedessimo, lungo i quasi 200 km percorsi, una sola stazione di servizio, siamo arrivati a Kamloops. Quella autostrada, la numero 5, segnalava ogni tanto un punto (torrente, punto di osservazione, viadotto...) attribuendogli un nome di personaggio di Shakespeare: avevamo così Othello creek, Portia bridge, Shylock bridge, Desdemona point...

29 Agosto (e non siamo seduti in nessun caffè)

IL VIAGGIO




Partenza da Pisa in un aereoporto congestionato da una scolaresca (un intero istituto?) che andava a Londra e che ci siamo poi ritrovati sul nostro volo, fortunatamente molte file dietro di noi, e da miriadi di villeggianti che andavano a Sharm el Sheik (pareva che i voli fossero cadenzati ogni ora come i pulman della SITA...). Saliti sul volo Pisa-Londra subito ci siamo accorti che c'era qualcosa di profondamente diverso dal solito: si potevano muovere le gambe, non c'era lo schienale di quello davanti che ti spingeva sulle ginocchia...Ma solo quando abbiamo ricevuto un vasssoio con otttimo salmone e patate, servito su piatti di ceramica con posate di acciaio e tovagliolo di stoffa abbiamo realizzato: era la Business!! Lo steward gentilissimo sapeva anche che Stefano doveva avere uno "special meal" e glielo ha portato con grande gentilezza e prontezza. Arrivati a Heathrow i soliti controlli di sicurezza ci hanno fatto perdere molto tempo e questa è stata una cosa buona perchè così Stefano non ha avuto possibilità di "fare danni" in giro per i duty free dell'aereoporto visto che eravamo impegnati correre da un termnal all'altro. Arrivati al nostro cancello d' imbarco siamo stati fatti entrare con precedenza (ah, la business!) e fatti accomodare su delle specie di poltrone letto su cui facevano bella mostra cuffiette che nemmeno a casa le ho, cuscino e una calda coperta. Tra un pasto (ti fanno pure scegliere fra varie portate!), un film, una partita a backgammon (vinte tutte!), un CD di musica (Stefano si è riempito le orecchie di Bach e Chopin...), una sana dormita (quasi come sul letto di casa, con i piedi sollevati...), vari passaggi delle hostess con vino, drinks, caffè, biscottini, sandwiches e quanto di meglio si potesse chiedere, sono passate le quasi 10 ore del volo, ahinoi, un po' in ritardo sull'orario stabilito.



VANCOUVER



Già dal finestrino dell'aereo abbiamo potuto vedere le bellezze incontaminate della zona che andremo a vedere nei prossimi giorni. Poi, nonostante temessimo che i controlli di sicurezza ci avrebbero fatto perdere altro tempo prezioso, è stato tutto velocissimo, compresa la consegna dei bagagli, tanto che eravamo fuori dall'aereoporto meno di mezz'ora dopo essere atterrati (in un aereoporto italiano non succede neppure coi voli interni...). Noleggiata, non senza qualche piccola incomprensione e discussione, la nostra auto, abbiamo iniziato a cercare l'albergo mettendo l'indirizzo sul TomTom ma ci siamo accorti, dopo quasi un'ora di giri a vuoto che per queste stupide macchinette da cui facciamo dipendere le nostre azioni scrivere South West è diverso che scrivere SW, ma chiarita l'incomprensione col software, abbiamo raggiunto in fretta il luogo che cercavamo, siamo saliti in camera e siamo crollati sul letto visto che eravamo in piedi da 23 ore (la cosa strana è che, volando verso ovest, il sole per tutte quelle ore non è mai tramontato. Ci siamo alzati in Italia alle 8 e siamo andati a dormire a Vancouver alle 22 avendo visto il sole tramontare solo dopo il nostro arrivo ( per il nostro corpo però non erano le 22 ma le 7 del mattino dopo!)

domenica 29 agosto 2010

Partenza

E' il giorno della partenza. Alle 9 siamo usciti per andare a fare colazione al Tripoli, come è prassi qui a Massa. Un buon cappuccino e due altrettanto buone brioches. Io ho preso una Parigina con la crema e Stefano una sfogliata con le pere. Poi passaggio doveroso in farmacia, per medicalizzare il mio consorte. Bucato il sederone e impasticcato con antibiotico. Disinfettato ferita e medicata. Ora tutto è a posto. Aspettiamo Andrea, il cugino di Stefano, che è andato a comprare i giornali. Intanto facciamo la guardia ai gatti. Pare, e sembra notizia certa, dicevo pare che Koko abbia picchiato Remìgio, il quale adesso miagola più sommesso e sembra meno aggressivo. Speriamo bene!

E'notte....

Sono il consorte che vigila sulla casa abitata dai felini...
Vigila è il termine più appropriato. In questa casa ci sono 2 gatti stanziali (oddio, vivono un po' dentro e molto fuori, ma sono gatti "ufficiali" della famiglia) più la mia Koko che all'età di pochi mesi mi ha seguito quando io sono venuto per la prima volta nel 2002 a lavorare sulla west coast e che in seguito ha trascorso tutti i 3 anni con me in questa casa quando io facevo il funzionario comunale per la farmacia di Massa: insomma non è la padrona di casa ma i gatti stanziali (Guido e Tobia) la trattano come se fosse una di casa, basta solo che rispetti i suoi turni per il pasto. Ma nel frattempo si è adottato (da solo) anche Remigio, piccolo trovatello (si, trovatello nel giardino di casa...) che sta cercando, da piccolo e da ultimo arrivato, una sua posizione sociale nella famiglia felina. All'apparire di Koko, Remigio, che si era duramente guadagnato il posto di terzo favorito, si è dovuto scontrare con la dura & triste realtà: al terzo posto stava la piccoletta siamese venuta dalle nebbie. Non conoscendo bene il linguaggio diplomatico dei felini Remigio ha scatenato una furibonda rissa con Koko ed io, assai imprudentemente, ho tentato di separarli. Risultato: una zanna remigina piantata nel vivo del mio indice destro con un dolore lancinante e copioso sanguinamento. Ma quel che è peggio è stato il commento assolutamente non contraddicibile di Cinzia: domattina ti fai l'antitetanica.
Attualmente sto svolgendo un turno di guardia perchè Remigio, chiuso fuori per punizione, non rientri, mentre Guido e Tobia possono entrare ed uscire a loro garbo: pure Koko potrebbe uscire ma se in uno degli orti circostanti, incontrasse Remigio, finirebbe ancora a botte.
Insomma, il lavoro del portinaio....

sabato 28 agosto 2010

Tappa di avvicinamento

Mi sono alzata alle 7 insieme al mio consorte che doveva andare al lavoro. E' dalle 7 che giro come una trottola ed ora ho un po' di tempo. Sto sistemando casa, chiudendo le due valigie e nel contempo sto facendo un ultimo ripasso di tutto quello messo dentro e controllando eventuali dimenticanze. Intanto la lavatrice fa l'ultimo bucato, la lavastoviglie sta lavando se stessa, Ho controllato anche il meteo sul Canada nei primi 7 gg e avremo almeno per questa settimana bel tempo, Sulle montagne rocciose ci sarà il sole ma in alcune ore della giornata rasenteramo gli O°C. Fa nulla. Abbiamo armi per difenderci. Vi lascio per continuare i miei lavoretti.

venerdì 27 agosto 2010

Antivigilia della partenza.

Siamo a meno di 48 ore dalla partenza. Domani tappa di avvicinamento. Si va tutti e tre a Massa. Con noi viene anche Koko che andrà a fare la villeggiatura con i suoi cugini gatti toscani. Quest'anno ne troverà uno in più. Remigio si è adottato da solo in casa. Secondo me, ha chiesto in giro: Ma qui dove è il miglior albergo? E i gatti del circondario gli hanno detto l'albergo De casa. E da lì ora non si schioda. Domani sera faciamo la nostra sosta consueta da Gino a Marina di Pisa, che ha tre stelle Essenzialin! Farovvi saper.