Dopo due settimane dal rientro si può cercare di fare qualche considerazione senza che l'emozione del momento possa essere condizionante.
Come prima cosa direi che questo lungo viaggio (quasi 3500 km di automobile in due settimane più due traversate in traghetto) possiamo considerarlo composto di tre viaggi distinti, anche se uno dietro l'altro: uno tra le montagne, uno al mare ed uno nelle città; tre viaggi diversi, tre tipi di coinvolgimento emotivo diversi. Tutti tre i viaggi avrebbero meritato molto più tempo e sarebbe stato meglio potersi fermare in ogni luogo per più giorni per potere meglio assaporare paesaggi ed ambienti; il tempo però era limitato e quindi siamo stati costretti nostro malgrado ad essere sempre "in fuga". Cominciamo dall' ultimo, quello più turistico e meno forsennato, le città di Victoria e di Vancouver. Molto diverse, in dimensioni ed in vivibilità: tanto "british" e tranquilla l'una quanto metropoli al limite del caotico l'altra. Allo stesso modo noi ci siamo trovati molto più a nostro agio a Victoria piuttosto che a Vancouver, anche perchè ci siamo resi conto che Victoria è una città per vecchietti e noi siamo ormai sulla strada... Il viaggio sulle montagne è stato quello più faticoso (fortunatamente ad inizio viaggio) ma è anche stato quello che ci ha messo più a contatto con la maestosità dei panorami e, allo stesso tempo, con la tranquillità dei laghetti. La natura compariva in maniera forte, evidente, con distese sterminate di alberi improvvisamente attraversate da fiumi impetuosi che originavano da ghiacciai ahinoi sempre meno estesi e gli animali, che pur si vedevano in quantità, erano quasi dei piacevoli comprimari. Siamo stati poco favoriti dal clima, che, fosse stato un po' più soleggiato, ci avrebbe permesso di godere maggiormente dei panorami: purtroppo una settimana di condizioni atmosferiche particolarmente variabili ci ha portato a non fruire al meglio delle maestosità delle Rocky Mountains, le cui vette erano spesso coperte da nuvoloni minacciosi (e siamo riusciti, ad inizio Settembre, a prendere pure la neve...) La parte centrale del viaggio, invece, quella nell'isola di Vancouver, è stata senza dubbio la più emozionante. I luoghi erano meno maestosi, ma non per questo meno emozionanti, boschi di conifere che scendevano sino al mare (nonostante la latitudine non fosse poi così estrema, corrispondendo grossomodo alla Germania centromeridionale), fiordi rocciosi ricoperti di vegetazione lussureggiante... Ma quello che colpiva di più era la fauna, che appariva improvvisamente da ogni dove, dando l'impressione di essere i visitatori di un enorme zoo a cielo aperto. Bastava uscire di poche centinaia di metri dalla baia del delizioso villaggio di pescatori in cui risiedevamo per ritrovarsi in mezzo ad orche, foche, leoni marini, lontre... (era sufficiente uscire in mare con un kajak per trovare le orche e le lontre non si facevano scrupoli ad entrare fra i moli del villaggio) Ancora una mezz'ora di navigazione e, entrando in un fiordo, si potevano incontrare aquile, aironi, cervi, ma soprattutto il grizzly, padrone incontrastato di quei luoghi.
La fatica è stata tanta, le soddisfazioni e le emozioni hanno comunque pienamente giustificato tutti gli sforzi fatti. Tornarci? La tentazione è molto forte, è anche vero che i posti nel mondo da vedere sono ancora tanti...