sabato 11 settembre 2010
Etnie
Il Canada si conferma un paese multietnico. Non so se ci siano tensioni tra i vari gruppi ma in questi due viaggi fatti mi pare che non si evidenzino particolari problemi di convivenza. La cosa che mi fa molto piacere è vedere come in questo grande paese, colonia inglese fino a pochi anni fa, ora stato indipendente con a capo sempre la regina Elisabetta, ci sia stato il rispetto per la First Nation, come la chiamano qui, cioè il rispetto per i nativi. In questa parte occidentale ce ne sono molto di più. La zona nordoccidentale, tra Kamloops e l'Isola di Vancouver, è tutta abitata da nativi compresa Whistler, meta in per sport invernali. I luoghi hanno conservato i nomi originali, impronunciabili. Lungo la Sea to Sky, la strada che collega Vancouver a Whistler ci sono i cartelli bilingue. Grandi sono anche le comunità cinesi ed indiane, che si contendono la gestione di locali, alberghi e negozi. Da quello che abbiamo potuto appurare la precisione, pulizia e cortesia degli Indiani delle Indie è superiore a quella dei cinesi. Abbiamo avuto una disavventura con il primo albergo qui a Vancouver, gestito da una cinese ed il secondo, di una catena giapponese, con molto personale cinese, ha qualche pecca. Molto puliti ordinati ed efficienti invece quelli di Kamloops e Jasper gestiti da indiani. Per la ristorazione abbiamo avuto una bellissima esperienza a Nanaimo, dove abbiamo mangiato allo Weshely street restaurant, consigliato dalla Lonely. Cucina canadese doc, materie prime eccellenti e ben cucinate. Vini di tutti il mondo, compreso il Greco di Tufo. Noi abbiamo mangiato scallops (cappesante) ottime, enormi e tenerissime e due filetti di carne ben presentati e buonissimi. Il miglior filetto però lo abbiamo mangiato a Jasper, era di carne dell'Alberta, che pare sia la più buona, perchè nei vari altri ristoranti la proponevano a prezzi superiori. Il miglior ristorante in assoluto che abbiamo incontrato è stato però The edge, di cui Stefano ha già scritto. Una questione a parte è l'esperienza a Telegraph Cove, dove tutto aveva un'atmosfera ed un sapore particolare che sarà difficile ritrovare altrove. Questa mi resterà nel cuore. Tra un po' ci accingeremo a fare un brunch al The edge e poi aereoporto per il ritorno a casa.
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Bella cosa questa del brunch. Al sabato o alla domenica, quando (chi puo') ci si puo' alzare tardi avere un luogo dove fare colazione/pranzo e' una bella idea. Noi avevamo trovato una signora che gestiva un grazioso ristorante, molto informale, a Pietrasanta che la domenica, ma solo quando c'era l'ora solare ovvero quando il paese non era invaso dai villeggianti, organizzava il brunch dalle 12 ad ora da definirsi in cui si poteva mangiare dall'aringa affumicata alle marmellate fatte in casa, bevendo caffe', succhi di frutta o spremute e centrifugati fatti al momento ma anche un buon bicchiere di prosecco: c'erano i giornali e le riviste da leggere, ma uno si poteva pure portare un libro da casa e, tra una chiacchiera con la padrona e l'ascolto di un po' di jazz, la pausa pranzo della domenica passava piacevolmente. Poi nel 2006 la signora si e' innamorata, ha venduto tutto ed ora quella bella abitudine e' andata perduta. Ah, l'amore!
RispondiEliminaRicordo con affetto il cesto di pani caldi appena sfornati, le mille omelette, affettati che solo lei trovava e i dolci al cucchiaio che erano uno spettacolo..... ah, che nostalgia di quei momenti lenti!
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