Oggi ci immergiamo in un clima medioevale, visitiamo la cittadina di Friesach, a 50 km circa da Klagenfurt, cittadina ancora rimasta con le mura integre ed il fossato di protezione intatto. Gli abitanti vanno fieri di questa caratteristica che nel medioevo li salvò da un assedio tanto che ogni anno d'estate rievocano l'episodio (cioè si chiudono dentro e si fanno assediare, tutti in costume: nel frattempo fanno tornei e giostre e ovviamente mangiano e bevono birra). Siamo arrivati relativamente presto e per strada non c'era nessuno, nè turisti, nè abitanti e le insegne indicavano che le attrazioni turistiche erano alla rocca, che, per non usuurpare il suo nome, era circa 300 gradini sopra dove avevamo parcheggiato. Soffiando come mantici siamo arrivati in cima dove abbiamo trovato una chiesa, la piazza d'armi, il castello con il piazzale interno, tutto pressochè intatto. Nelle sale al piano terra stava la locanda poi al primo piano stava un salone (chiuso) dove la sera (fino a venerdì prossimo ma hanno iniziato a Giugno) rappresentano "Arlecchino servitore di due padroni".
Con la Carinzia-card avevamo diritto a visitare gratuitamente il museo nella torre del castello: praticamnte una superficie di 100mq/piano per 6 piani di cui uno sotterraneo, tutti collegati da ripide scale in legno. Erano esposti vari materiali che indicavano le varie fasi storiche attraversate dagli abitanti del castello, dall'epoca tardo-carolingia a quando risalgono i primi abitanti, sino alla fine del 1700: alla fine comunque una cosa interessante, ma che fatica tutte quelle scale!
Ridiscesi in paese, siamo andati alla ricerca di un altro museo, sempre compreso nella Carinzia-card, e ci siamo imbattuti, nei pressi di una fontanella, in una targa molto interessante: Friesach era una delle tappe della "via Slavorum", via dei pellegrini che partendo da Cracovia arrivava sino a Roma (quindi c'è chi lo ha fatto ben prima di Wojtila...). Chiedendo in giro abbiamo saputo che per il museo "Le tracce dell'unicorno" dovevamo andare all'ufficio turistico del Comune; siamo andati e, quando hanno saputo che volevamo vedere il museo, è praticamente scattato l'allarme. Una signora è scappata con un mazzo di chiavi ed è andata ad aprire la porta del museo e ad accendere le luci, intanto un'altra ci ha dato un foglio con le spiegazioni delle varie sale in italiano scusandosi se le spiegazioni che avremmo sentito durante la visita erano in tedesco (in pratica prendeva tempo intanto che la sua collega tornava) poi, data l'evidente scarsità di visitatori, non sapeva come stamparci i biglietti che alla fine si è appurato che erano due monetine da inserire in una macchinetta per poter entrare da un tornello . Ma che mostra era? Di preciso non lo sappiamo neppure noi ma abbiamo realizzato che era una mostra multimediale sui miti e le leggende, dove passando in corridoi bui improvvisamente si accendevano video sugli antichi miti celtici (ecco perchè qui intorno vedevamo tanti leghisti...) e si passava da una sala con le antiche navi medioevali ad un'installazione con un esercito di terracotta rappresentante i crociati poi ad una sala dove i rumori di spade e di cavalli al galoppo simulavano una battaglia sino ad un salone con al centro la mitica Excalibur. Tentando di estrarla dalla roccia (in pratica impugnando la spada si premeva un pulsante) si alzava davanti a noi un enorme simulacro di spada, molto somigliante però ad un grande crocefisso. Infine, cercando in un finto labirinto la porta fatata, si poteva entrare in una "foresta magica" dove tra gli alberi appariva un unicorno (proiettato su uno schermo). Da lì si usciva all'aperto nel giardino delle poesie ovvero un grande prato sotto un pezzo delle mura di cinta cittadine con qualche installzione per i bambini e alcune incomprensibili sculture di pietra. Ci siamo rifocillati all'osteria (si chiama proprio così) e nel frattempo abbiamo cercato di decidere dove andare: giardino dei nanetti, museo delle pipe, distilleria o caseificio? Troppo caldo: meglio andare al lago. Siamo allora andati a Portschach, luogo molto esclusivo del jet-set salisburghese. Per la verità sembravamo la famiglia Fantozzi: vagavamo sul lungolago con maglietta e pantaloni lunghi cercando un accesso al lago che non fosse spiaggia riservata mentre intorno a noi giravano tutti in costume da bagno. Arrivati ad un chiosco dove ci siamo finalmente seduti all'ombra a prendere un gelato, abbiamo potuto constatare che l'ambiente non era diverso da un qualsiasi stabilimento balneare dei nostri litorali. Mancavano le onde e invece della sabbia c'era l'erba, i bambini non strillavano, la gente non giocava coi racchettoni, ma per il resto c'era gente a mollo ed altra spalmata a prendere il sole, un esercito di pedalò solcava il lago e qualche motoscafista imbecille correva facendo un sacco di rumore, magari trainando qualcuno attaccato ad un parapendio o seduto dentro una camera d'aria di camion, sempre però lontano dal limite di balneazione. Ma lo stesso faceva caldo. Memori del fresco del giorno prima ci siamo rimessi in auto e ci siamo diretti a Maria Woerth, dove su una panchina in un prato all'ombra di un tiglio, ci siamo finalmenti rilassati e "abbiamo preso il fresco".
Tornati alla nostra strana pensione, siccome Stefano non aveva sofferto abbastanza il caldo, ha deciso di sfruttare la sauna dove si è rintanato per un sacco di tempo. E infine fu cena.
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